Giappone: Hacker nei sistemi della Cyber ​​Defense Agency da diversi mesi

Giappone: Hacker nei sistemi della Cyber ​​Defense Agency da diversi mesi

Sembra che l’attacco all’agenzia di difesa informatica giapponese sia stato più grave di quanto si pensasse in precedenza. Gli hacker che si ritiene lavorassero per il servizio cinese hanno avuto accesso ai sistemi NISC per un massimo di nove mesi. Lo riferisce il Financial Times citando tre fonti anonime. Il Centro nazionale per la preparazione agli incidenti e la strategia di sicurezza informatica ha annunciato l’attacco pochi giorni fa. All’epoca, però, si diceva soltanto che fosse possibile sfruttare alcuni dati personali provenienti dalle conversazioni via email. Si parlava di furto con scasso tramite un account di posta elettronica individuale. Ora si dice che gli stranieri siano entrati nell’ottobre dello scorso anno e siano stati scoperti solo nel giugno di quest’anno.

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Per il Giappone, questo caso è un altro che evidenzia la vulnerabilità del paese agli attacchi informatici. Secondo il Financial Times gli attacchi sono stati scoperti perché la vulnerabilità è attualmente oggetto di indagini su una scala senza precedenti. Alla base ci sono i piani per intensificare significativamente la cooperazione militare con gli Stati Uniti d’America e altri paesi, che porterà allo scambio di informazioni top secret. Sia gli Stati Uniti che il Regno Unito nutrono seri dubbi sulla capacità del Giappone di proteggere tali dati. Lo scrive il Financial Times.

Come spiega il documento, all’inizio di agosto il Consiglio di sicurezza nazionale ha segnalato sia internamente che esternamente che i dati sensibili potrebbero essere sfruttati. L’autorità ha ora spiegato al Financial Times che sono state compromesse “solo le informazioni del suo sistema di posta elettronica”. Il Consiglio di sicurezza nazionale non ha voluto identificare il sospettato. Ma lo hanno riferito al giornale due ignoti. Entrambi ritengono responsabili i criminali informatici al servizio della Repubblica popolare cinese. Mentre uno ritiene che siano necessari alcuni sospetti, l’altro afferma che la Cina è “senza dubbio” responsabile. Il rapporto non mostra quanti dati siano stati effettivamente visualizzati o addirittura sfruttati.

Per il governo giapponese, l’attacco informatico al Consiglio di sicurezza nazionale è uno dei tanti che hanno fatto notizia di recente. E solo all’inizio di agosto si è saputo che l’esercito cinese era riuscito ad accedere alla rete più segreta del Ministero della Difesa giapponese da anni. Da tempo il Paese non ha risposto adeguatamente dopo aver ricevuto un avvertimento dalla National Intelligence Agency (NSA) degli Stati Uniti. A luglio il porto di Nagoya è stato temporaneamente chiuso a causa di un sospetto attacco ransomware, di cui ora si sospetta che anche la Cina sia responsabile, scrive il Financial Times. Pertanto, la Cina ha respinto queste accuse e ha affermato che dietro ci sarebbero gli Stati Uniti.


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